DE RUIU ROSSO 2022
Vino da Tavola
GIULIO RUIU – SENNORI

LE OLIVE E L’OLIO
Terra bianca sotto il sole già rovente delle 9,30 di una mattina di Luglio. Siamo nell’oliveto di Giulio a circa un chilometro in linea d’aria dalla sua vigna di Badde Porcheddu. Seguendo un labirinto di strade sterrate siamo arrivati in un semi-altipiano incassato fra due colline per una passeggiata non prevista tra gli ulivi. Il caldo già soffocante non riesce a distrarmi dalla magia del posto. Tutto verde e poche sparse case coloniche, quasi invisibili .Gran parte delle piante di ulivo sono adagiate su terrazzamenti contenuti da muri a secco. Lavori di ingegneria contadina risalenti probabilmente ad un secolo fa e di una perfezione che lascia senza parole. L’Olio che ne ricava è di una bontà che non riesco a descrivere. Io non saprei mai tornare da solo in quel luogo e la Romangia non finisce mai di sorprendermi.

IL BIANCO CHE NON MI DA
Torniamo a Badde Porcheddu dalla gita fra gli ulivi. Il Guyot mantiene dei filari ordinati ma pieni di vita. Dalla parte alta della vigna si domina un pezzo importante di Romangia con Badde Pira a poche migliaia di metri e il mare che è un tutt’ uno con un paesaggio ipnotico. La Casa colonica è tante cose: foresteria, taverna, spazio di vinificazione e tutto disordinatamente pulito e perfetto. Giulio riappare con una bottiglia raffreddata e senza etichetta. È il bianco di cui mi aveva parlato. Cinquanta per cento di Vermentino (la metà macerato per qualche giorno), il resto Cannonau e Pascale vinificati in bianco.
“Di questo me ne porto via un cartone”
“No, mi dispiace ma ancora non voglio che giri perché non è pronto”
“Ma stai scherzando? È fantastico. Prontissimo”
“Te ne lascio qualche cartone da parte ma davvero oggi non te lo do”
“Neanche una bottiglia da bere stanotte a cena?”
“No”
(scheda tecnica rimandata)

IL ROSSO CHE MI DA
Nel frattempo una gatta nera macchiata di pelo rosso sfreccia dal piano rialzato. Ha partorito da qualche giorno due cuccioli che si aggirano per il salone goffi e instabili. Ecco il De Ruiu Rosso. Ottanta di Cannonau e venti di Pascale. Lo assaggiai una quarantina di giorni fa ed è già un altro vino. Un concentrato di identità romangina: il colore è di marasca matura e la massa è densa e profonda. Il naso è finezza balsamica che mette insieme gerani e succo di melograno, con roccia calda e pepe. In bocca conserva parte della vinosità della gioventù ma già si muove nel palato proiettato verso una maturità all’insegna dell’armonia. I tannini rotondi graffiano quel poco che basta, insieme alle note sapide, per tenere a bada un alcool presente ma affatto caustico e invadente. Un finale lungo richiama le suggestioni fruttate dell’olfatto.

GIULIO
È nata una nuova stella nel cielo vinicolo di Sennori e Sorso? Non lo so. Quello che ho capito è che Giulio Ruju non è un improvvisato ma uno che è cresciuto nella vigna e sa di cosa parla. Racconta con grande semplicità ma sa ascoltare e non è roba da poco. Pragmatismo tutto sennorese unito ad un grande amore per la terra. Due vini per un totale di neanche mille bottiglie e un futuro che potrebbe regalarci sorprese importanti.